domenica 1 giugno 2014

Code a Madrid

Caritas Madrid

Questa la traduzione del post a commento:

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La foto che pubblico è stata presa ieri [25 dicembre 2013].
Quella che si vede non è la coda per uno spettacolo, un avvenimento sportivo o un concerto: è la coda per la distribuzione di alimenti davanti a una Caritas. E non è un foto scattata in qualche paese in guerra o in qualche campo profughi, ma a Madrid, capitale della “Spagna”, parola con cui molti politici si riempono la bocca dimenticandosi però degli spagnoli, o perlomeno della maggior parte di essi.
Un Paese dove il Ministro della giustizia, con la sua faccia da chierichetto, si preoccupa di negare alle donne il diritto di decidere se avere figli o no, invece di occuparsi dei 1600 casi di corruzione in corso di indagine; un Paese dove il Ministro dell’educazione si preoccupa che  le corride siano patrimonio dell’Unesco più che dei risultati dell’educazione dei nostri figli, al gradino più basso in Europa; un Paese che fa a gara con il governo catalano per vedere “chi ce l’ha più lungo”.
Un Paese dove un membro della “puta” chiesa può dire che è lecito che un uomo stupri una donna che ha abortito senza doverne rispondere alla giustizia. [1]
Una Città dove la signora sindaco decide di aumentarsi lo stipendio a circa 6000 Euro, arrivando così a percepire 106.503 euro l’anno (teoricamente più di quanto percepisce il Primo ministro), e con l’occasione aumenta lo stipendio della sua amica, assessore economico, che passa a 101.988 euro l’anno.
Lo stesso Paese dove il bilancio 2014 per la Difesa è di 6.776 milioni di euro (sicuramente per impedire che nessuno torni a invadere l’isola Perejil) [2], e quello per la Chiesa Cattolica è di 13,2 milioni di euro al mese.
L’aspetto vergognoso, è che potrei continuare a lungo a citare dati del genere.
Ma la cosa più triste, è che non facciamo nulla.
Leggo centinaia di tweets e post su Facebook su che cosa dovremmo fare, però siamo incapaci di metterci d’accordo e non abbiamo intenzione di fare troppi sacrifici, ci limitiamo semplicemente a parlare.
Ricordo che nel 1951, in piena dittatura franchista, il tram a Barcellona aumentò di 0,20 centesimi in più rispetto a Madrid e la gente prese ad andare a piedi finché il governo dovette tornare sui propri passi.
Faccio un esempio personale:
Nonostante il calcio sia il mio sport preferito, da anni non vedo una partita, allo stadio o in televisione. Ho smesso di seguirlo perché trovo completamente ingiusto che le società calcistiche debbano più di 800 milioni di contributi per la Sanità, e che i giocatori, nonostante i lauti stipendi, paghino meno tasse di me.
So che non serve a nulla, ma cosa succederebbe se tutti smettessimo di seguire il calcio?
Eppure, perfino questo sembra impossibile.
Semplici azioni collettive, come spegnere la luce dieci minuti al giorno, non usare il cellulare un giorno alla settimana e non utilizzare la macchina durante i week-end per non consumare combustibile, creerebbero più problemi che una manifestazione o uno sciopero. Se solo ritirassimo tutti, ogni giorno, 20 Euro dagli sportelli bancari provocheremmo un intasamento del sistema finanziario.
Ma non ne siamo capaci e chi è al potere se ne approfitta.
Tutto quello per cui abbiamo lottato durante anni se ne sta andando velocemente in malora, con leggi degne dell’epoca medioevale e di una qualunque passata dittatura. Se restiamo inerti continueremo a essere ciò che siamo adesso, nient’altro che marionette.

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